Su Wikipedia leggiamo:
Simone Rugiati è un cuoco e conduttore televisivo italiano.
Dopo averlo intervistato, pensiamo che Simone sia molto di più. E’ un ragazzo pieno di idee, di energia, di voglia di fare e che si mette in gioco ogni giorno ormai da tanti anni per costruire il suo sogno, quel sogno che aveva ben chiaro fin da piccolo quando sperimentava gustosi piatti nella cucina delle sue amate nonne.
Simone, com’ è nata la passione per la cucina?
-E’ nata da piccolissimo, grazie alla tata Gigliola e alle nonne Lidia e Lina.
Ero molto curioso di assaggiare e scoprire sapori davvero insoliti per un bambino.
A quattro anni e mezzo nonna Lidia mi diceva: fai gli scampi che sono più delicati dei gamberi…e da lì ho capito che avrei voluto fare il cuoco.
Per me il fatto di cucinare qualcosa e vedere qualcun altro che la introduce nel proprio corpo è sempre stato magico.
Cucinare è un lavoro o una passione?
-È un lavoro che “vedo” in maniera diversa rispetto ad altri lavori.
Produco cose che introduci nel tuo corpo e diventano parte di te, quindi se cucino qualcosa di qualità contribuisco alla tua salute.
Ho improntato tutta la mia cucina su questo concetto di far star bene le persone; ho eliminato quasi del tutto la carne, uso solo materie prime fresche, biologiche e sono sempre attento a quello che servo in tavola.
Perché non hai mai aperto un ristorante?
-Ho scelto di non aprire un ristorante per essere libero di viaggiare e fare consulenze negli hotel e nei ristoranti di tutto il mondo, studiando anche menù per bambini.
Faccio tante cose che non potrei fare se dovessi seguire un ristorante.
Ho bisogno di avere sempre nuovi stimoli…mi sono creato il lavoro che mi piace, dove la cucina è la parte centrale ed il principio-base è la sostenibilità in tutte le sue forme.
Molti cambiamenti del pianeta dipendono dall’alimentazione che scegliamo.
Possiamo definirti un cuoco “ecosostenibile”?
-Direi di sì…recentemente ho fatto un viaggio in Madagascar con la mia GoPro insieme ad un biologo e senza fare troppa pubblicità sono andato di persona a capire cosa succede nelle piantagioni di cacao per scoprire quello che c’è dietro.
Ad esempio molte persone pensano che l’olio di palma faccia male, ma è come viene prodotto che fa male!
Penso al futuro ed al fatto che molte persone parlano di questi argomenti ma agiscono nella direzione opposta: mi riferisco allo spreco di acqua ecc…
L’alimentazione è sempre al centro di tutto, è una delle chiavi di volta per cercare di migliorare il pianeta.
In questi anni ho cambiato me stesso, in me è scattata la scintilla ed ora provo a farla scattare anche negli altri.
Spesso faccio viaggi estremi, amo pescare, vado in luoghi sperduti dove non ci sono solo hotel di lusso ma anche situazioni difficili o addirittura solo situazioni difficili.
Ho partecipato alla prima edizione di Pechino Express non per il programma in sé, ma per l’esperienza. India, Nepal e Cina a piedi. Così si amplia la propria prospettiva.
Viaggiando capisci che il problema è proprio la mentalità.
Come metti in pratica il principio della sostenibilità?
-Ho iniziato a collaborare con le Nazioni Unite per il problema dell’acqua che scarseggia.
Ad esempio quando riempio una pentola o quando mi lavo i denti con l’acqua che scorre mi accorgo che sto sbagliando, quindi cerco di migliorarmi e sensibilizzare anche i miei assistenti.
Porto la mia conoscenza all’interno dei programmi che conduco e sono molto più attento a spiegare una ricetta per far capire alle persone quello che stanno cucinando piuttosto che a spiegare la tecnica pura e semplice. Bisogna ricordarsi quali alimenti si mettono insieme quando si cucina, facendo attenzione a come reagisce il corpo mangiandoli.
Cos’è il lusso in cucina?
-Il lusso non è un filetto di carne mediocre, ma è un tagliolino al burro fresco, fatto con farina di qualità e uova buone.
Per me questo vale molto più di un filetto di branzino cresciuto in una vasca.
Ripeto: dobbiamo capire la composizione di ciò che mangiamo.
Un sogno che vorresti realizzare?
-Di sogni ne sto realizzando uno dietro l’altro perché volevo semplicemente fare il cuoco, quindi ho realizzato molto più di quello che avrei immaginato.
Ho sempre cercato di realizzare quello che amo fare, non ho rimpianti…meglio provare e sbagliare piuttosto che non tentare.
Diciamo che sto vivendo il mio sogno.
Qual è il “Codice Rugiati”?
-Io ho un’etica professionale che esprimo senza urlare alla brigata (non avendo un ristorante) ma insegnando a chi cucina tutti i giorni, attraverso i miei programmi, il modo di cucinare più sano, salutare e sostenibile possibile, parlando in maniera molto diretta.
Km zero vuol dire mangiare prevalentemente “green”.
Cosa ne pensi del fatto che il mondo della cucina sia in gran parte maschile?
-La mia prima teoria è come ti approcci alla cucina quando sei piccolo.
Una bambina cresce vedendo la madre che cucina quotidianamente a casa perché deve farlo, spesso non volentieri. Quindi non è detto che questa bambina si avvicinerà alla cucina per passione.
Un bambino invece, vede la mamma cucinare ma si avvicina alla cucina con un distacco diverso.
L’altra mia teoria è che il lavoro in cucina è molto pesante fisicamente ed anche la pressione psicologica è piuttosto alta.
Ciò non toglie che ci siano donne portate e spesso più brave di un uomo sia a gestire che ad organizzare il tutto.
Il tuo piatto preferito?
-Quello che farò domani.
Se lo faccio domani, ho imparato a farlo meglio di come lo facevo ieri.
Penso sempre avanti.
Faccio questo lavoro in televisione da quando avevo 21 anni.
All’inizio mi prendevano tutti in giro dicendomi: come fai a fare il cuoco senza avere un ristorante?
Adesso chiedo io: come fate a seguire il ristorante se siete sempre in televisione?
Obiettivi futuri?
-Insieme al mio staff voglio improntare la cucina sul modello “green” e portare avanti il Made in Italy…pensate che sul collo mi sono tatuato Made in Italy DOCG!
Sono stato recentemente premiato come figura che promuove il Made in Italy senza essere pagato.
Ci credo fermamente.
A quale regione sei più legato?
-Alla Toscana sicuramente perché ci sono nato e cresciuto ed è una regione bellissima, ma in particolar modo sono legato all’Italia in generale. La conosco bene anche grazie ai tanti viaggi fatti sia per lavoro che per passione e la vedo troppo sprecata rispetto alle proprie potenzialità.
Cos’è lo street food?
-E’ un cibo che si può facilmente mangiare in piedi.
Deve essere un qualcosa di studiato per essere mangiato a passeggio, tipo lo spiedino, il cartoccino ecc…
Spesso nasce da una cucina regionale povera basata sulla materia prima.
Tante volte il panino fa parte dello street food come recipiente, al posto del piatto. In questo caso il pane diventa fondamentale. La consistenza dell’involucro che sia pane, piadina o altro, deve avere la giusta struttura di mangiabilità.
Materia prima, distribuzione degli ingredienti, mangiabilità e acidità sono fondamentali.
Una domanda che non ti abbiamo fatto?
-Il prossimo anno vorrei comprare dei terreni in modo da avere la mia filiera diretta e curare personalmente il processo di produzione dall’inizio alla fine.
Dal seme al piatto.
Alla fine dell’intervista Simone ci consiglia di non perdere la nuova edizione di Cuochi e Fiamme che inizia proprio oggi su Food Network (canale 33) e sarà “fighissimo”!
By L&S
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